Unire le famiglie e sostenere le economie: le rimesse internazionali
Nel 2019 hanno raggiunto il massimo storico di 593 miliardi di euro e oggi contribuiscono in modo determinante al benessere finanziario di numerosi Paesi al mondo.
Quando si parla di prodotto interno lordo (PIL), la maggior parte della persone pensa alle grandi organizzazioni del settore manifatturiero o ai miliardi di persone che lavorano in ambito servizi. In pochi sono consapevoli del contributo dato da milioni di lavoratori che in tutto il mondo inviano denaro alle proprie famiglie fuori dal paese in cui vivono.
Queste tipologie di pagamento – le rimesse di pagamento – contribuiscono in modo determinante al benessere finanziario di molte nazioni in tutto il mondo. Secondo l’ultimo rapporto di Visa Economic Empowerment Institute (VEEI),[1] nel 2019, 28 Paesi hanno ricevuto in rimesse più del 10% del proprio PIL e quasi un terzo di loro, il 20% o più (il Tonga, per esempio, ha ricavato circa il 40% del suo PIL). Nel 2020, i numeri sono diminuiti a causa delle crisi generata da Covid-19 che ha colpito ovunque i redditi degli emigrati, ma nel 2021 i numeri hanno ripreso a crescere in maniera costante. Regno Unito e Germania sono tra i primi dieci Paesi al mondo per invio di rimesse.
Lo studio VEEI ha rilevato il valore reale delle rimesse che in tutto il mondo ha raggiunto il massimo storico di circa 593 miliardi di euro nel 2019 – l’equivalente dell’intero PIL della Svizzera. “Attualmente, ci sono 200 milioni di lavoratori migranti che utilizzano le rimesse per inviare un sostegno economico nei loro paesi d’origine” spiega Ruben Salazar Genovez, Global Head di Visa Direct, il sistema che permette pagamenti veloci a un miliardo di carte in tutto il mondo “Ogni volta che una persona lascia il suo paese di provenienza, generalmente parte perché in cerca di una vita migliore. Desidera un lavoro migliore e vivere in luoghi sicuri. Ma quando se ne va spesso lascia famigliari che rimangono a loro carico. Le rimesse servono a pagare le spese mediche, le utenze e i beni di prima necessità, contribuendo, nel contempo, a ridurre la povertà.”
Reinventare il modello delle rimesse
Molti player dell’ecosistema finanziario sono al lavoro per preservare il flusso di questi pagamenti e ridurre entro il 2030[2] i costi associati del 3%. Al momento, la spesa si attesta tra il 4% e il 7% e il sistema più conveniente è attualmente inviare denaro attraverso la rete cellulare (mobile money), anche se le rimesse effettuate con carte di credito o di debito hanno registrato la miglior evoluzione di costi negli ultimi due anni.
Ci sono però degli ostacoli a impedire ulteriori miglioramenti: le rimesse digitali (effettuate online o tramite app) stanno crescendo, ma ancora molti luoghi in tutto il mondo non hanno un accesso affidabile a internet. Timothy Summers, VP of Digital Product presso Visa spiega: “Consentire ai lavoratori migranti di inviare digitalmente le rimesse sta sicuramente spostando i costi nella giusta direzione. La vera opportunità, tuttavia, è consentire la ricezione digitale di quelle rimesse. In questo momento, la stragrande maggioranza viene ritirata in contanti. Riteniamo che ciò aggiunga dai 100 ai 300 punti base in termini di costi. Quando avremo una vera ricezione digitale da parte del ricevente, i costi potranno diminuire ulteriormente”.
Costruire un mondo più giusto
La digitalizzazione diffusa delle rimesse potrebbe portare numerosi vantaggi socioeconomici e accrescere l’inclusione di realtà emarginate: “Portare contanti può essere un serio impedimento per le donne nel fare impresa” spiega Barbara Kotschwar, direttore esecutivo VEEI. Le imprenditrici che si preoccupano di portare contanti alle banche o di prelevare fondi dagli sportelli automatici potrebbero trarre benefici dai pagamenti digitali, e aggiunge: “L’opportunità di ricevere le rimesse in maniera digitale potrebbe essere un importante sostegno per le donne, in particolare, per quanto riguarda la gestione in sicurezza delle proprie attività”.
Tuttavia, per mantenere queste transazioni transfrontaliere fedeli al loro scopo, le organizzazioni all’interno dell’ecosistema finanziario devono lavorare assieme per conseguire un’ulteriore digitalizzazione del processo, in modo da rendere l’invio e la ricezione delle rimesse facile come postare sui social media o ricevere un messaggio. Anche i governi devono semplificare le regole e permettere alle banche e alle organizzazioni che operano in più giurisdizioni di concentrarsi sull’innovazione invece di barcamenarsi tra cavilli normativi e licenze.
“La politica ha due modi per contribuire alla realizzazione di tale progresso: snellire l’ambiente normativo associato ai pagamenti transfrontalieri e semplificare il processo per portare nuovi prodotti ai consumatori e alle comunità” afferma Chad Harper, Global Payments Fellow di VEEI.
Tutelare il futuro dei pagamenti
Le rimesse sono una parte fondamentale dell’ecosistema finanziario e rimarranno tali nei prossimi anni. Pensiamo per esempio all’India, che al momento sta combattendo contro un forte aumento di infezioni da coronavirus, ma che riceve i flussi di rimesse più alti[3], secondo la Banca Mondiale.
Per banche e società specializzate nel trasferimento di denaro non c’è mai stato momento migliore per mettere a disposizione le loro risorse e competenze. Secondo le Nazioni Unite[4], una persona su nove in tutto il mondo si sostiene grazie a questi pagamenti: una base di clienti di quasi un miliardo.
Le rimesse sono molto più che semplici pagamenti. Sono tasse universitarie, cibo in tavola, denaro in caso di necessità e una dimostrazione d’affetto dei propri cari. Svolgono un ruolo importante nella vita di chi invia e chi riceve. Pertanto, devono essere più veloci e inclusive, più semplici e meno costose. Chad Harper di VEEI ha concluso: “Vogliamo che le rimesse digitali funzionino per tutti in qualsiasi combinazione di Paesi al mondo”.
1Fonte: Visa Economic Empowerment Institute, the rise of digital remittances
2Fonte: UN Sustainable Development Goals #10
3Fonte: World Bank Annual Remittances Data, Inflows & Outflows (October 2020)
4Fonte: UN Remittances Matter: 8 facts you don’t know about the money migrants send back home